Associazionismo femminile: il Lyceum

A partire dagli anni Settanta dell’Ottocento, la quasi contemporanea fondazione di associazioni e movimenti in vari Paesi d’Europa -e non solo- conferma la nascita di un internazionalismo femminile, basato sulla consapevolezza della necessità di instaurare rapporti tra le associazioni e i movimenti che, nei differenti contesti nazionali, condividevano gli stessi obiettivi.

Tali associazioni internazionali o si esprimevano come punto di arrivo dell’unione tra le realtà locali o si formavano contemporaneamente: in ogni caso, rappresentavano il frutto dei nuovi processi economici di espansione del mercato e dello sviluppo delle comunicazioni, e riflettevano una forte volontà di confronto, nel momento in cui anche gli orizzonti del mondo del lavoro si ampliavano attraverso il processo dell’emigrazione.

In questo contesto, due percorsi, poi, originatesi l’uno in Francia, l’altro negli Stati Uniti disegnano, attraverso una triangolazione con l’Inghilterra, quell’ associazionismo femminile internazionale, di cui fu frutto anche il Lyceum Club.

All’origine di questo fenomeno, una serie di circostanze diverse: gli scambi e le relazioni politiche e personali, scaturite dalla partecipazione ad altri movimenti già insediati sulla scena internazionale, i movimenti di riforma morale, di lotta all’alcolismo e di abolizione dei regolamenti di Stato che legittimavano prostituzione e doppio modello della morale tra uomini e donne, i prodromi del socialismo, i movimenti per la pace di matrice laica o religiosa che si svilupparono in Europa dalla fine delle guerre napoleoniche, ma anche lo sviluppo del turismo e dei viaggi, e la maggiore circolazione di opere letterarie.

Il primo Congresso in Europa dell’International Council of Women, una federazione di organizzazioni femminili nazionali, nata nel 1888 a Washington, ebbe luogo a Londra nel 1899, sotto la Presidenza di Ishbel Aberdeen, aristocratica britannica, appartenente agli ambienti liberali, moglie di Lord Aberdeen, in quel periodo governatore del Canada.

L’incontro rappresentava la sintesi dei percorsi intrapresi precedentemente tra Stati Uniti e Francia e introduceva il ruolo fondamentale delle rappresentanti della Gran Bretagna, oltre che delle delegate di altri importanti paesi europei, come la Germania, l’Olanda e l’Austria.

Le due questioni fondamentali discusse riguardavano il rapporto tra movimento delle donne e movimento per la pace, anch’esso ormai diffuso largamente in Europa e negli Stati Uniti, e il diritto di voto, che fu al centro di un difficile e tormentato dibattito con le associazioni espressamente suffragiste.

L’incontro di Londra costituì un’occasione importante, sia perché, nel frattempo, anche in Gran Bretagna si era formato un council nazionale, sia perché l’incontro fu foriero di grandi sviluppi.

In questo contesto di una città dove già esistevano numerosi punti di aggregazione maschile e femminile, si cala la fondazione del Lyceum Club, nel 1904, ad opera della pensatrice inglese Constance Smedley (1876-1941), che, affiancata in alcune occasioni dal padre e dal marito, intese creare una rete di luoghi gestiti da donne, diffusi progressivamente in tutto il mondo.

Come Constance scrisse nelle sue memorie, il Club “was intended to be a corporate social home for educated women, wherein women of small or large incomes could feel part of the aristocracy of intellect, and come into free and helpful contact with men and women from all over the world.

Il Lyceum si proponeva, quindi, come risorsa esclusiva per le donne, che avessero trovato nel lavoro vocazione e professione.

L’impostazione aristocratica del club, solo apparentemente negata dalla fondatrice, veniva invece recuperata nella magnificenza degli ambienti di Piccadilly 128 e dalla rete di rapporti sociali, di cui poteva beneficiare, grazie alla famiglia di provenienza e alla sua professione.

Lontana dalla concezione gerarchica dell’esperienza coloniale Britannica, Constance dichiarò più volte che i rapporti tra i vari Lyceum del mondo dovevano essere paragonati a un insieme circolare, senza inizio né fine, occupandosi ciascuno dei suoi programmi e del suo contesto nazionale in un concetto di sister club, che lavorassero in amicizia, ma in autonomia e uguaglianza.

La storia di questa vicenda e del pensiero di Constance Smedley è ricostruibile non in dichiarazioni programmatiche, ma attraverso le sue opere, che confermano il suo impegno civile e sociale e il suo profondo convincimento di un atteggiamento di genere anche nei confronti della guerra.

Dopo un’intensa attività iniziale, nel 1909, Constance dava le dimissioni dal suo ruolo di segretaria del Lyceum Club, che aveva ricoperto per sei anni: il matrimonio e la carriera non le avrebbero permesso di dedicarsi al club come in passato.

Per Constance, il Lyceum era stato il velo istituzionale con cui aveva ammantato le sue ambizioni riformiste: lasciato il Club, si dedicò col marito al teatro e continuò a promuovere i principi di cooperazione internazionale, uguaglianza e successo professionale, che erano stati quelli che avevano ispirato il Lyceum e che, da Londra, si diffusero velocemente in tutto il mondo.

La nascita del Lyceum fiorentino avvenne il 10 febbraio 1908, presso l’abitazione della Signora Berta Fantoni, alla presenza di Constance Smedley e del marito, quando un gruppo di signore dette vita a un Comitato promotore, che, di lì a poco, avrebbe organizzato un’assemblea, da cui sarebbe nato il Club: la stampa locale riporta, tra marzo ed aprile, la notizia della nascita del club, spesso non esente da un atteggiamento vagamente ironico, come nell’articolo uscito su Il Marzocco del 5 aprile 1908, intitolato “Il primo club femminile italiano: quello che le donne vogliono fare, quello che debbono evitare, quello che ci auguriamo che faranno”.

Ma sono le parole della prima presidente, Beatrice Pandolfini dei principi Corsini, che illuminano gli obiettivi del club: “Le porte del Circolo sono largamente aperte… Ma una cosa domandiamo a tutte, ed è di tenere alto il segno dell’attività nostra: qualunque cosa si faccia deve essere fatta assolutamente nel modo migliore possibile“.

Non solo: nella giornata inaugurale, Beatrice Pandolfini richiamava la apoliticità e la apartiticità del club, inserite nel Regolamento del 1908 e ribadite in tutti i regolamenti successivi.

Lo scopo era quello di “incoraggiare la Donna agli studi o alle opere letterarie, artistiche, scientifiche e umanitarie, coltivando e favorendo l’attività femminile in ciascuno di questi campi intellettuali“.

Le socie potevano aderire al Circolo come socie “ordinarie”, “professioniste”, “equiparate alle professioniste” o “residenti fuori dal distretto postale di Firenze”, iscrivendosi ad una delle sette Sezioni entro le quali si articolava l’attività del Club: Letteratura; Pittura scultura e arte industriale; Rapporti internazionali; Musica, Scienza; Insegnamento; Filantropia e bene pubblico, individuate sulla base del riscontro che avrebbero potuto trovare nel contesto cittadino, e con la finalità di coniugare gli obiettivi professionali con quelli di intrattenimento e diffusione culturale. Non vennero inserite le Sezioni Giornalismo e Bene pubblico e Pubblici uffici, presenti nel Club di Londra, che difficilmente potevano essere applicate al Club ed all’ambiente fiorentino.

La prima sede del Lyceum fu in Via Ricasoli, dove il Circolo rimase fino al 1949, quando si trasferì in Palazzo Naldini, tra via dei Servi e Piazza del Duomo, e poi, nel 1953, nella sede di Via Alfani 48, in Palazzo Giugni, dove è rimasto fino al 2018, momento in cui si è trasferito in Palazzo Adami Lami, sul Lungarno Guicciardini.

In quei locali, venivano organizzate tutte le iniziative delle Sezioni, ciascuna diretta da una Presidente e da una Vicepresidente, nonché da una Segretaria di Sezione, che rimanevano in carica almeno un anno.

Il Circolo era gestito dal Consiglio delle socie o Consiglio direttivo, composto da 21 membri: ne facevano parte di diritto le Presidenti delle Sezioni e l’Assemblea delle socie eleggeva le altre rappresentanti: il Consiglio rimaneva in carica per due anni. L’Assemblea delle socie si riuniva almeno due volte l’anno per deliberare sui bilanci e per le elezioni delle cariche sociali più importanti del Circolo: oltre al Consiglio, l’Assemblea eleggeva la Presidente, le due Vicepresidenti, due Segretarie, una Vicesegretaria, una Tesoriera e un’Economa.

Nel complesso, il meccanismo delle nomine e dei rinnovi appare abbastanza farraginoso, ma tale rimase fino alla revisione dello Statuto del 1998.

Presidente del Lyceum per più di trent’anni, dalla fondazione al 1945, fu Beatrice Pandolfini (1868-1955). Vicepresidenti, al momento della fondazione, erano Ida Uzielli De Mari e la Contessa Giulia Tommasi Baldelli. Segretarie Laura Milani, Berta Fantoni, Rita Michiel. Tesoriera, Elisa Uzielli Philipson.

Facevano parte del Comitato promotore la Marchesa Natalia Antinori, la Contessa Iva Pucci Bossi, la Marchesa Fiammetta Bourbon Del Monte, la Marchesa Luisa Corsini, Augusta Della Noce, Donna Giovanna Denti di Piraino, Maria Fasola, la Baronessa Elena French, Nerina Gigliucci, Onorata Grossi Mercanti, la Contessa Francesca Guicciardini Corsi, la Marchesa Gabriella Incontri, Eutilia Orlandi, Giorgina Roster Del Greco, la contessa Edita Rucellai, Nina Sierra, la Principessa Maria Strozzi, la Marchesa Anna Torrigiani, Linda Villari.

Beatrice Pandolfini, negli anni della sua presidenza, adattò i principi ispiratori del Lyceum inglese al contesto italiano, condividendo, però, l’internazionalismo, la volontà di contribuire alla pace, l’apertura cosmopolita, il ruolo etico delle Arti.

Non a caso, nel 1910, il Lyceum Club fiorentino organizzò la Prima Mostra Italiana dell’Impressionismo, in cui furono esposte, tra l’altro, opere di Cézanne e Van Gogh, Renoir e Monet, recentemente richiamata dalla mostra Cézanne a Firenze (Fondazione Palazzo Strozzi, 2007).

A questa iniziativa, Ardengo Soffici su La Voce del 12 Maggio 1910, dedicò parole straordinarie: “A Firenze, in via Ricasoli numero ventotto, nelle stanze del “Lyceum”, vien data da due settimane lezione all’Italia. Lezione pratica, lezione morale, e, soprattutto, lezione artistica“.

La prima fase di vita del Club fu estremamente vivace e ricca di iniziative, di cui veniva data puntualmente notizia Bollettino e tramite circolari a stampa e inviti, destinati a promuovere singoli incontri, appuntamenti e attività: dal 1911, la pubblicazione del Bollettino ricevette nuovo impulso, grazie all’iniziativa di Laura Orvieto, di inserire annunci pubblicitari.

Venne introdotto, dal 1915, un nuovo Statuto e un nuovo Regolamento, che dettagliava la normativa relativa ai concorsi (artt. 50, 51), ed alle mostre (artt. 53-56).

Fino ai primi anni Venti, il Lyceum organizzò anche concorsi per le artiste, bandì la premiazione di novelle, romanzi, illustrazioni, pubblicò annunci di lavoro sulle pagine del Bollettino e organizzò esposizioni-vendita di manufatti.

La Sezione Insegnamento – soppressa nel 1945 – si fece portavoce, negli anni fino alla prima guerra mondiale, della promozione dei diritti delle insegnanti e delle dipendenti statali.

Le Sezioni, nell’organizzazione della loro attività, davano spazio ai rappresentanti più elevati della cultura italiana e straniera del momento: ne fanno fede anche le firme raccolte sugli appositi quaderni.

La guerra

La prima guerra mondiale segnò un momento di pausa nelle attività culturali del Lyceum, ma le Sezioni si impegnarono da subito nella realizzazione di attività benefiche a favore dei soldati, che si svolgevano nei locali del Club: la Sezione Filantropia, in particolare, si fece carico della raccolta di statuti e programmi delle istituzioni cittadine di beneficenza, partecipò alla fondazione di un Comitato per lo studio dell’emigrazione, collaborò con il Comitato che si occupava delle case per i poveri.

Nel periodo che precedette il conflitto fu la Presidente della Sezione Letteratura, Amelia Rosselli (1870-1954), appartenente a una famiglia di origini ebraiche, a invocare un accordo con tutti gli altri Club, ai fini dell’adozione di una linea di condotta comune e di una chiara affermazione di patriottismo: vennero tenute diverse conferenze, ma tutte centrate sulla guerra, concerti per i soldati, attività per i bambini: il Lyceum ospitò anche il Comitato per la Patria della Federazione Femminile Toscana, con l’obiettivo di inserire le donne nel mondo del lavoro, essendo gli uomini impegnati al fronte.

La rete di collaborazioni si amplia e il Lyceum contribuisce in maniera fattiva anche alla vita di altri enti ed associazioni, che intendevano divulgare le ragioni della guerra, far conoscere la storia delle terre irridente e i luoghi del conflitto, promuovendo, a seguito della circolare del Ministro Comandini del 4.2.1917, l’invito a una più razionale e oculata politica dei consumi, di cui parlò al Lyceum, il 12.5.1917, Gaetano Salvemini.

Le donne avrebbero dovuto essere protagoniste di questa opera sensibilizzatrice.

La prima guerra mondiale segnò un turning point anche per il Lyceum: per quanto l’impegno culturale e quello per le donne lavoratrici rimangano punti di forza delle attività del Club, attivo nell’organizzazione di conferenze, dibattiti, concorsi, alcune Sezioni mutarono lo spirito a cui avevano impostato la loro attività iniziale.

Registrarono questo cambiamento la Sezione Insegnamento e la Sezione Filantropia, che si dedicò, con la crisi economica degli anni Trenta, al Laboratorio per i poveri, che proseguì la sua attività anche durante la seconda guerra mondiale.

Nel corso degli anni Venti, altri cambiamenti nel club furono riflesso indiretto del nuovo clima politico: nel 1920, venne fondata la Sezione Agraria, che ricevette grande impulso dalla consonanza con la politica rurale del regime; la Sezione Letteratura, di cui fu presidente in quegli anni Jolanda De Blasi, organizzò importanti iniziative, non celando le sue simpatie per temi ed esponenti vicini al regime, pur nella apoliticità del club; la Sezione Filantropia, nel 1922, divenne Sezione Attività sociale.

A questo afflato nazionalistico, va forse ricondotta la questione relativa alla presenza di socie straniere, nell’organo di gestione del Club, che venne dibattuta più volte.

E’ del giugno 1923, un episodio, che, per quanto non chiarito dalle fonti, dà la misura delle tensioni all’interno del Consiglio: per motivi non specificati, le due vicepresidenti, Elisa Uzielli e Amelia Rosselli, si dimisero dal Consiglio e a loro fecero eco le dimissioni delle consigliere Giorgia Zabban e Laura Orvieto. Il Consiglio indisse nuove elezioni, che, però, non si resero necessarie, in quanto le fonti non registrano un’assemblea dedicata a questo scopo.

Sono, però, eloquenti le parole di Laura Orvieto: “Non diretta contro di lei [Laura], ma contro le due vicepresidenti, amiche sue e semite, si formò un’opposizione che faceva capo e comprendeva poche socie: piccolo gruppo, certo, ma basta la volontà di pochi a far del male anche al di là delle loro intenzioni e delle loro volontà. Il Lyceum si divise in due partiti; uno grande che faceva capo alla presidente, indignata e addolorata di quanto succedeva, l’altro piccolo, che comprendeva una minoranza assoluta. Vinse il primo, ma il veleno era ormai inoculato: a poco a poco le socie semite lasciarono il Lyceum, anche se continuarono a pagare la quota“.

Si dimise, nel 1924, anche Amelia Rosselli, pur rimanendo socia del club, molto verosimilmente a seguito dell’aggressione delle squadre fasciste al «Circolo di cultura» in cui erano attivi i suoi figli e l’amico Salvemini; seguirono le dimissioni di Elisa e Ida Uzielli, Bianca Viviani della Robbia, Elvira Pierini, Maria De Matteis Giovannozzi, Clara Passigli, Elisa Frontali Milani…

Era l’inizio di quella diaspora delle socie di origine ebrea, che rappresentavano parte consistente, attiva e vitale del club.

Il 1 gennaio 1939, in seguito all’emanazione delle leggi razziali, il Consiglio inviò a 23 socie una lettera circolare, in cui si dichiarava l’aggiunta di un articolo allo Statuto, che condusse all’allontanamento di un certo numero di socie, che avevano partecipato fin dalla fondazione alla vita del Circolo: “Condizione indispensabile per poter essere socie del Circolo è l’appartenenza alla razza ariana”.

Questa è stata, fino ad oggi, la versione con cui è stata inquadrata la storia del Lyceum di quegli anni, uno degli episodi apparentemente più bui della sua esistenza.

In realtà, se valutato nel panorama delle associazioni attive in Italia in quegli anni, il gesto del Consiglio ha una valenza quantomeno ancipite: già il Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza del 1931 aveva vietato, all’art. 211, di promuovere, costituire, organizzare o dirigere associazioni di carattere internazionale senza l’autorizzazione del ministro dell’Interno e vietava ai cittadini italiani di parteciparvi senza una esplicita autorizzazione. E il Lyceum aveva proseguito la sua vita, a differenza di altre associazioni, come, ad esempio, il Soroptimist che, fondato a Milano nel 1928, nella primavera del 1934 fu costretto a cessare la sua attività e solo nel 1948 poté riprendere l’attività associativa, che ebbe poi, di nuovo, sanzione ufficiale il 30 maggio.

Anche nella vita di tante altre associazioni si registra l’inevitabile adeguamento alle leggi razziali.

La circolare inviata dal Consiglio nel gennaio del 1939, riletta alla luce del panorama generale di quanto fecero analoghe istituzioni, viene a configurarsi, quindi, come il minimo gesto di adesione alla nuova normativa precisata dalle leggi razziali.

Fu, sulla base dei documenti, l’inevitabile, sofferta decisione per continuare a sopravvivere come club e non incorrere in sanzioni, che avrebbero potuto pregiudicare l’esistenza collettiva e individuale.

Questa interpretazione è oggi supportata dal reperimento di una lettera, scritta dalla presidente Beatrice Pandolfini al Questore di Milano, attraverso la moglie, nella quale chiedeva di poter discriminare Laura Milani Comparetti:

“Cara Donna Maria

Le scrivo facendo un passo avanti ed uno indietro! Ma è un’antica amicizia ed una vecchia memoria che mi sospinge. La signora Alice Milani Comparetti, israelita, ha fatto domanda di discriminazione. Essa, conoscendo l’amicizia che mi legava alla signora Laura Milani Comparetti ed al professor Milani, celebre archeologo, mi chiede di far avere una parola per lei a Sua eccellenza il Prefetto. Io la rivolgo a lei, cara Donna Maria, con preghiera di farne prendere visione a Sua Eccellenza! Sono pratiche che devono avere il loro corso e non c’è raccomandazione che possa valere. Ma fino a dire che i genitori di Albano Milani e suoceri della signora Alice, erano persone degne di fede e dell’amicizia che Firenze colta portava loro, arrivo e molto volentieri perché la brava gente è tale in tutte le razze. Sarò presto costà e verrò a portarle il saluto del Lyceum e di Firenze. Auguri e saluti da Beatrice Pandolfini Corsini

Questa lettera, che riflette la netta posizione personale di Beatrice Pandolfini, a cui cercò di improntare anche la posizione del club, conforta l’interpretazione che il Lyceum Club solo forzosamente si adeguò alla circolare Bottai, intervenendo con il gesto di minore entità possibile.

Non va trascurato che, in Consiglio, ricoprivano ruoli importanti Jolanda De Blasi e Beatrice Rosselli Del Turco, di dichiarata simpatia per il regime, animatrici di iniziative che si allineavano con la propaganda fascista.

Anche per questo, il Lyceum, ma, in generale, tutto l’associazionismo femminile giungeva assai indebolito all’appuntamento della fine degli anni Trenta, quando si consumò la fine della prima lunga fase del movimento politico europeo delle donne, inteso come movimento autonomo da altre culture e organizzazioni politiche.

Da una parte, la crisi economica condizionò il percorso di emancipazione sul piano del lavoro, dall’altra, i regimi totalitari repressero, in modo esplicito o attraverso l’assorbimento nelle organizzazioni dei partiti dominanti, le associazioni autonome delle donne, provocando dolorose mutilazioni.

Il Lyceum sopravvisse, grazie all’acume della sua presidente, ma soffrì le conseguenze dei mutamenti storici: la causa strutturale e più profonda della crisi è forse da ricercarsi anche nel mancato ricambio generazionale, peraltro condiviso da tutto l’associazionismo femminile, e di cui le stesse protagoniste furono consapevoli, tentando di porvi rimedio con l’istituzione di commissioni dedicate al coinvolgimento di donne più giovani, l’apertura di centri di documentazione e di Sezioni giovanili.

Determinante fu, poi, la perdita di attrazione: le generazioni femminili, nate agli inizi del secolo, erano figlie dell’Ottocento e, pur avendo vissuto la frattura della guerra mondiale, riuscirono solo parzialmente a misurarsi con la nuova società di massa.

Al termine della guerra, con velocità ben maggiore rispetto a quella con cui era stata inviata la circolare del gennaio 1939, fu inviata dal Consiglio di Reggenza, una lettera di scuse a quelle socie, invitandole a dimenticare e a raggiungere di nuovo il club.

Negli anni del secondo conflitto mondiale, il Club mantenne l’impegno di solidarietà assunto durante la prima guerra, che non si esaurirà al termine del conflitto, in quanto il Club organizzerà anche successivamente esposizioni di manufatti realizzati dai mutilati di guerra.

Terminata la presidenza di Beatrice Pandolini, dopo l’intervallo della Reggenza, venne eletta presidente Ludovica Niccolini da Camugliano: sede provvisoria del fu la sala della Società Dante Alighieri al Palagio dell’Arte della Lana, dato che la sede era occupata dalle forze alleate.

In via Ricasoli il club rimase fino al 1949, quando si trasferì, per 4 anni, in Palazzo Naldini e successivamente in Palazzo Giugni, via Alfani 48.

Primo compito dell’assemblea del 1945 fu quello di redigere un nuovo Statuto, che vide un dibattito lungo ed acceso, articolato su più giornate.

Quanto al numero delle socie, iniziò un decremento progressivo, che ha registrato un’inversione di tendenza solo a partire dal 2013: le socie straniere e le socie appartenenti all’aristocrazia hanno lasciato il club, solo in parte sostituite, a partire dagli anni Ottanta, da professioniste che hanno lavorato attivamente, ma il cui impegno si è scontrato con la cronica mancanza di fondi e con la concorrenza di tante altre associazioni, meritevoli peraltro di presentare programmi culturali di interesse e occasioni di socializzazione.

Risale al 1998 la redazione di un nuovo Statuto, che ha previsto alcune modifiche importanti: la trasformazione del club in associazione, l’ingresso degli uomini, Amici del Lyceum, senza diritto di voto, la scomparsa “ufficiale” della sua funzione formativa, peraltro implicita nella sua funzione culturale, la variazione del nome della Sezione Attività Sociale.

Nel 2018, dopo un lungo periodo preparatorio, è stato approvato un nuovo Statuto, per adeguare il Club alla normativa vigente, attraverso la revisione dei ruoli delle Socie, delle modalità di elezione e di nomina, pur mantenendo inalterato lo spirito del Club.

Il carattere internazionale del Lyceum era elemento distintivo del club sin dalla fondazione, in quanto nel progetto di Constance Smedley la rete di relazioni tra i club rappresentava un elemento fondamentale: la presenza di socie straniere, del resto, caratterizzò da subito la compagine sociale.

Già nel Verbale della seduta tenuta in casa Tommasi il 10 febbraio 1908, Constance Smedley invitava ad aderire al club, quelle donne che fossero “conscie delle nuove e gravissime responsabilità che incombono alle donne della classe dirigente”, che “riconoscono l’utilità di una associazione internazionale della vera aristocrazia femminile”.

Anche il Bollettino registrava gli eventi nei club stranieri, dando ampio spazio alle notizie della loro attività: una speciale rubrica Notizie di Lyceum esteri riportava, infatti, le iniziative attivate in quelle sedi.

La stesura della prima Costituzione dell’Associazione Internazionale dei Lyceum fu il frutto di un lavoro lungo e sottoposto a continui cambiamenti, preceduto da complesse operazioni di mediazione, che si svolsero prevalentemente durante i congressi internazionali: il primo ebbe luogo a Londra nel 1912, quando venne approvata la Costituzione dei Lyceum Club, intesi come circoli, “composti da donne di tutte le nazionalità che s’interessano alla causa della Letteratura, della Stampa periodica, della Scienza, dell’Arte, della Musica e vogliono favorire quella buona intesa reciproca e quell’amicizia le quali solo risultano da rapporti personali”.

Nello statuto, si riconosceva la supremazia del Bureau Central dell’Associazione Internazionale, con sede a Londra, stabilendo anche l’organizzazione interna: il Consiglio Internazionale sarebbe stato composto da una o più delegate per club, secondo il numero delle socie, e si sarebbe riunito una volta ogni due anni: “The mission of the IALC is to develop and enhance the spirit of international friendship and understanding between Lyceum Clubs around the world.

The IALC seeks to achieve this by promoting the formation of Lyceum Clubs worldwide, especially in countries where there is not currently any Lyceum presence, and by nurturing an environment of openness, discussion and exchange between all Clubs.

In this way, the IALC acts as a catalyst for inter-Federation and inter-Club contact, thereby promoting the international spirit of Lyceum, as well as contributing to the intellectual, artistic and social enrichment of individual Lyceum Clubs and their members”.

Nel 1914, si tenne a Parigi il II Congresso Internazionale e, nel 1922, si tenne il terzo a Firenze: qui, la delegata Amelia Rosselli ottenne la possibilità di valutare l’opportunità di far intervenire alle sessioni anche le presidenti delle sezioni, che avrebbero rappresentato l’interezza del club, in quanto, nei primi tempi, ogni socia avrebbe dovuto scegliere una sezione particolare alla quale iscriversi, pur potendo partecipare a tutte le attività.

I temi trattati nell’incontro fiorentino furono di ampio respiro: oltre alla definizione dei contributi annuali dei club, alla possibilità di frequentare anche altri circoli, fu deliberata l’organizzazione di esposizioni artistiche internazionali nei vari club, concorsi internazionali, scambi di lavori.

Nel 2014, si è tenuto a Firenze un altro congresso internazionale.

Oggi la International Association of Lyceum Clubs (IALC) organizza ogni anno, tra marzo e giugno, congressi aperti ai Lyceum di tutto il mondo, nelle città che siano sede di club; fino al 1950, a parte gli anni dei conflitti mondiali, si sono tenuti regolarmente ogni due anni. Dal 1950, si tengono ogni tre anni.

Dal 1992, i congressi si prolungano nei Cultural Days, momenti di incontro, caratterizzati dall’organizzazione di eventi culturali e di aggregazione sociale.

Nei periodi di intervallo tra i congressi, la International Association of Lyceum Clubs è governata da un gruppo esecutivo, l’International Central Bureau, che è composto dalla presidente internazionale, dalle vicepresidenti internazionali (emisfero nord ed emisfero sud), segretaria internazionale, tesoriera internazionale, presidenti delle federazioni nazionali.

Nel 14 Novembre 2018, è stata eletta Presidente Nazionale una Consigliera del Lyceum Club Internazionale di Firenze, a conferma della capacità del Club di esprimere ruoli di spicco anche in incarichi a livello nazionale.

 

L’articolo è frutto di un riadattamento da D. LIPPI, Associazionismo femminile fra Ottocento e Novecento. La storia del Lyceum Club Internazionale di Firenze, Rassegna Storica Toscana, anno LXII.2, 2016, pp. 189-224.
La prof.ssa Donatella Lippi ha trattato il tema dell’associazionismo femminile e del Lyceum nell’ambito del ciclo di incontri “FIGURE E MOVIMENTI FEMMINILI NELLA FIRENZE DEL XX SECOLO”, tenutosi in Colombaria nei primi mesi del 2019.

 

 

 

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