I cinquant’anni della Rete

È trascorso da poco il cinquantenario della missione lunare Apollo 11 della NASA. Per la prima volta nella storia, degli esseri umani posero il piede su di un altro corpo celeste.

In quell’anniversario, come è naturale, non ci si è limitati a rammentare la cronaca degli eventi di allora; la ricorrenza ha fornito il pretesto per commenti di vario tipo, riflessioni sui progressi della scienza e sulle relative ricadute sociali.

Vogliamo quindi ricordare un anniversario legato alla rete ARPANET, creatura dell’agenzia ARPA del dipartimento di Difesa statunitense, che rimase in esercizio fino alla dismissione nel 1990.

Il 29 ottobre di cinquanta anni fa ARPANET fu usata per la prima volta per trasmettere dati a distanza tra due laboratori. In quella occasione, un programmatore dell’Università della California a Los Angeles (UCLA) si collegò a un calcolatore dello Stanford Research Institute, traversando in modo virtuale centinaia di chilometri.

L’importanza di quell’evento non va cercata nella distanza, o nella codifica digitale delle informazioni: per fare un esempio semplice, era già da qualche anno che si vendevano i modem, dispositivi che permettono di collegare dei computer usando la linea telefonica. E persino il telegrafo può essere visto come una trasmissione digitale di informazioni in grado di coprire ampie distanze.

Quella connessione fu piuttosto il collaudo della commutazione di pacchetto, una tecnica che permette di costruire una rete congiungendo svariati canali di comunicazione, anche di tipo diverso. I pacchetti con le informazioni possono raggiungere qualsiasi nodo della rete, facendo “tappa” nei nodi intermedi, dove vengono instradati in una direzione adeguata.

Questa tecnica è il filo che unisce ARPANET all’odierna Internet, la Rete per antonomasia, ampliando quindi l’ambito di questa ricorrenza alle reti telematiche in generale.

Tra i cambiamenti principali della società negli ultimi anni, sono numerosi quelli di cui Internet è stata la causa principale, o comunque un fattore importante. Passeremo quindi in breve rassegna, senza pretesa di completezza, alcune delle nuove possibilità aperte da questa tecnologia, e i cambiamenti provocati nelle nostre vite.

L’esempio più immediato è lo scambio di dati facile e immediato tra tutte le organizzazioni del mondo, a partire naturalmente dalle istituzioni accademiche. La collaborazione a distanza è diventata la norma; i ricercatori possono facilmente esporre i frutti del proprio lavoro alla comunità scientifica, e al pubblico in generale, anche tramite servizi telematici dedicati.

Naturalmente, questo stesso articolo è stato trasmesso via Internet a “Colombaria Oggi”, i cui lettori lo potranno ricevere sempre tramite la Rete.

Si può poi portare un secondo esempio nel campo dell’informazione: contrariamente ai media tradizionali, Internet permette una comunicazione personalizzata, dove il contenuto cambia in base al destinatario.

Da un lato diviene possibile ricevere solo le notizie di cronaca più gradite, ed è molto più semplice seguire i propri interessi senza distrazioni.

D’altro canto ci si può (e deve) chiedere se questo sia auspicabile, e perfino pericoloso. Vi è infatti chi ritiene che la democrazia si basi su delle verità condivise, alla quale si giunge confrontando e affinando i diversi punti di vista nello spazio pubblico della politica. E notando come i luoghi della comunicazione personalizzata siano invece frammentati, nascosti allo scrutinio, e quindi inadatti al confronto contruttivo.

Un altro effetto collaterale della comunicazione personalizzata è la deriva verso contenuti estremi. Misurando l’attenzione dell’utente, ad esempio tramite la velocità dei clic o il tempo trascorso su ogni pagina, gli utenti possono essere indirizzati verso contenuti ad alto potenziale emotivo, e gli aspetti editoriali più tradizionali come veridicità o interesse pubblico finiscono in secondo piano.

Si inserisce in questo filone il recente dibattito sulla veridicità delle notizie (le cosiddette fake news) e sulla possibile introduzione di controlli obbligatori per le principali piattaforme sociali.

La Rete ha poi rivoluzionato il mondo della vendita al consumo, anche qui con effetti ambivalenti.

Da un lato la vendita di beni e servizi si svolge in un mercato immenso: il consumatore può valutare innumerevoli prodotti dalla comodità di casa propria, e acquistarli sfiorando lo schermo. Il giorno dopo un corriere recapita gli acquisti, spesso senza spese aggiuntive, e con il diritto di recesso garantito per legge.

L’altra faccia della medaglia raffigura una migrazione di clienti e consumi verso i colossi del commercio on line. I profitti si spostano verso i paradisi fiscali, mentre le finanze pubbliche non riescono a controllare questi flussi globali e i mercati nazionali tradizionali sono meno alimentati dai nostri acquisti.

Occorre precisare, in conclusione, che non si vuole suggerire un giudizio sfavorevole, per di più mascherato da analisi obiettiva. Se gli aspetti negativi possono apparire predominanti, è forse perché quelli positivi ci colpiscono meno, essendo ampiamente pubblicizzati e già noti.

Forse è più importante notare, infine, come le nuove tecnologie non siano di per sé neutrali, e che permane l’obbligo di una valutazione critica che tenga conto dell’impatto sulla società.

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