Filippo Cordova spirava a Firenze il 16 settembre 1868: il Sepolcro dimenticato alle Porte Sante

Il nostro Paese, con il concorso del Servizio Geologico-Ispra, Università , Enti di Ricerca, Regioni , Parchi Nazionali, si sta dotando di una cartografia geologica a grande scala, corredata di una banca dati digitalizzata dalla quale possono essere ricavate carte geologiche e geotematiche (geomorfologia, idrogeologia, geofisica etc.) di dettaglio, e rappresentazioni 3D. Sono gli strumenti strategici per giungere ad una pianificazione e gestione del ” Bel Paese” in grado di prevenire ed attenuare i danni causati da eventi sismici e vulcanici, frane ed alluvioni. Sono il frutto di un lungo cammino scientifico, tecnologico e politico iniziato un paio di secoli fa. Fra i suoi principali protagonisti Filippo Cordova. Era nato in Sicilia, ad Aidone il 1 maggio del 1811. All’Università di Catania, dove studiava legge, aveva seguito anche le lezioni di geologia e mineralogia di Carlo Gemmellaro e Carmelo Maravigna. L’interesse per le scienze della Terra era aumentato dopo l’incontro nel 1836, in terra di Sicilia, con il celebre geologo prussiano H. Abich, e la stretta amicizia con il geologo molisano Leopoldo Pilla. Nel 1838 aveva accompagnato Carmelo Maravigna, a Clemont Ferrand, in occasione del Sesto Congresso Scientifico Francese. I Nostri nel loro lungo viaggio verso la Francia, giunsero a Firenze e, accompagnati da Giovan Battista Amici, al tempo direttore dell’Osservatorio astronomico de La Specola, visitarono l’I.R. Museo di Storia Naturale e poterono vedere: “una magnifica sala prossima al suo compimento, la Tribuna di Galileo…”, come lascia scritto lo stesso Maravigna nel suo diario.

Nel 1845, a Napoli si tenne la Settima Riunione degli Scienziati Italiani. Le riunioni si svolsero nel grande salone del Museo Mineralogico dell’Università  Federico II, fondato da Matteo Tondi per volere di Ferdinando IV, nel 1801 in quella che era stata la biblioteca del Collegio dei Gesuiti del Regno di Napoli. Fu in quel luogo che Filippo Cordova, divenuto consigliere di intendenza a Caltanissetta, lesse la sua comunicazione su L’abolizione dei diritti feudali e della divisione dei demani in Sicilia.

Tre anni dopo la Prima Guerra del Risorgimento e i moti partenopei e siciliani del 1848. Il grande salone del Museo Mineralogico dell’Università di Napoli diviene la sede della Camera dei deputati del Governo partenopeo; Leopoldo Pilla, divenuto professore di geologia nell’Ateneo Pisano, cade a Curtatone alla testa degli studenti toscani; Carlo Gemmellaro apre l’Università  di Catania, della quale era divenuto Rettore, al Comitato rivoluzionario e Filippo Cordova ricopre la carica di Ministro delle Finanze del Governo provvisorio siciliano. Dopo la restaurazione borbonica migrò esule prima in Francia e poi a Torino, dove divenne stretto collaboratore di Cavour, dal quale fu nominato Segretario al Ministero delle Finanze nel primo Governo del Regno d’ Italia.

Il 28 luglio del 1861, Filippo Cordova divenuto Ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio, del primo governo presieduto da Bettino Ricasoli, promulgò il R. Decreto con il quale veniva istituita la Giunta consultiva per la Compilazione della Carta Geologica del Regno d’Italia. La Giunta si riunì a Firenze, nella Tribuna di Galileo, a metà  settembre, in coincidenza con l’apertura della già  Prima Esposizione Nazionale allestita alla Leopolda e chiuse i lavori a fine mese, con l’apertura del primo Congresso scientifico post-unitario organizzato dalla Accademia dei Georgofili. Protagonisti della Giunta furono Quintino Sella, ingegnere minerario e deputato della Destra storica e dal “Colombo” Igino Cocchi, naturalista e professore di geologia nel R. Istituto di Studi Superiori di Firenze.

Il 1 marzo 1862 Filippo Cordova viene eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’ Italia, succedendo a Costantino Nigra e battendo Giuseppe Garibaldi per 15 voti contro 13. La massoneria “risorgimentale” accoglieva molti patrioti, celebri e meno celebri, in un mondo variegato e talora conflittuale, di uomini, logge ed obbedienze. E’ possibile che Cordova sia entrato nella massoneria in una loggia palermitana fino dal 1848, ma i primi elementi certi di appartenenza risalgono al settembre del 1860, quando entra nella loggia Ausonia di Torino il cui motto era: Unità  d’ Italia e Roma capitale.

Nel giugno del 1866, nei giorni dall’ inizio della Terza Guerra d’ Indipendenza, Filippo Cordova, con il secondo Governo Ricasoli, assume nuovamente la titolarietà del Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio, e in tale veste giunge al Palazzo Galli-Tassi in via dei Pandolfini, dove aveva trovato sede il Dicastero. Fra Cordova e Cocchi si instaura uno stretto rapporto di collaborazione che porterà  al R. Decreto del 15 dicembre 1867, con il quale viene istituito il R. Comitato Geologico, con il quale si concretizzarono i primi interventi per la Carta Geologica a grande scala e del quale Igino Cocchi sarà  il primo presidente. Ma il tempo di Filippo Cordova stava finendo, sofferente di cuore, il 2 di giugno del 1868, mentre si recava alla votazione della legge di riordino del corso forzoso della lira, di cui era relatore, fu colpito da infarto sulle scale di Palazzo Vecchio. Il 16 settembre 1868, nella sua casa fiorentina, spirava ” il primo ingegno d’ Italia”, come venne definito da Quintino Sella

Nel 1870, appoggiato al muro perimetrale del Cimitero delle Porte Sante, in prossimità  del luogo dove dal 1957, riposa Ottone Rosai, venne eretto, rimanendo il mistero dei patrocinatori e finanziatori, il monumento funebre (un cenotafio o un sepolcro dove sono conservate le ceneri?) di Filippo Cordova, con il busto in marmo del Ministro ad opera dello scultore niseno Giuseppe Frattelloni, allievo di Giovanni Dupré¨. Il busto, rimosso dal piedistallo danneggiato dalle intemperie giace da un paio di anni in un deposito all’ ingresso del Cimitero. Nel monumento resta la lapide che riporta le parole pronunciate dal Presidente della Camera Mari durante le celebrazioni in Palazzo Vecchio: “Filippo Cordova era il più vigoroso atleta nelle lotte parlamentari. Ogni partito sarebbe stato lieto poterlo annoverare tra i suoi”. Narrano le cronache che dopo le parole di Mari non vi furono interventi da parte dei deputati. Un fatto interpretato nel 1911 dal Coordinatore del Comitato di Aidone per le celebrazioni del primo centenario dalla nascita di Filippo Cordova, con queste parole: “Ma quando il Presidente Mari lo commemorò alla Camera, nessuno osò prendere la parola! Nessuno dei suoi compagni del 48, né dei compagni di proscrizione, né dei Ministri, né del Consiglio di Stato, né della Massoneria. Con Lui fu sepolta anche l’inchiesta sul corso forzoso che metteva in luce, senza riguardi, il marcio ed il putridume creatovi attorno, dagli affaristi del tempo!”.

Il prossimo anno ricorre il 150° anniversario della scomparsa di Filippo Cordova. Resta un sepolcro tristemente dimenticato, attaccato dal tempo e dall’ incuria.

(Estratto da: G. Tanelli, Gli inizi della Carta Geologica d’ Italia: personaggi e dintorni, Atti e Memorie de La Colombaria, in stampa)

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