Stephen Hawking, Professor of Physics, Philosopiae Doctor

Un titolo alternativo per questa nota poteva essere “L’onestà di ammettere di non capire” nel senso di non millantare modelli o teorie tanto per far tornare le cose o per consolarsi, teorie alle quali non si crede fino in fondo. L’aveva già detto, in condizioni simili, un altro sommo fisico inglese del XVII secolo, Isaac Newton, a proposito dell’enigmatica gravitazione: «Hypotheses non fingo» e dunque vengono pubblicati così come sono i Principia Mathematica (1687) un pilastro della Fisica dove tutto è certo, fuorché il motivo per cui il pilastro sta davvero in piedi. In effetti la gravità è il fil rouge che collega tre eminenti fisici dopo Galileo: Newton, Einstein e Hawking. Il primo la formalizza (ossia trova un’equazione che ne descrive gli effetti) sottraendola alla Filosofia e alla Teologia, ma senza capirne il perché. Il come, senza il cosa. Dopo oltre due secoli, questa risposta sull’essenza della gravità viene da Einstein, che postula un’interazione tra spazio e materia, come viene realmente osservato solo pochi mesi più tardi. Si parla allora di geometrizzazione della gravità. Hawking, infine, si è concentrato sui casi estremi del fenomeno gravitazione: l’origine dell’Universo e gli Universi multipli a membrana; i buchi neri prodotti dall’evoluzione stellare o posti nel cuore delle galassie, e l’apparente violazione delle leggi della Termodinamica che ne consegue. I problemi legati alla conservazione dell’Informazione. Ancora: le deformazioni spazio-temporali all’avvicinarsi all'”orizzonte degli eventi”, e la diversa prospettiva di chi osserva e di chi partecipa. L’evaporazione dei buchi neri è forse la sua teoria più nota, perché per l’energia introduce un doppio senso là dove prima c’era un rigoroso senso unico, e lo fa tentando di coniugare la gravitazione con la fisica quantistica: un matrimonio fino ad allora giudicato impossibile. In effetti anche lo scienziato britannico negli ultimi anni aveva un po’ criticato il suo stesso modello: così questo matrimonio, per ora, davvero non s’ha da fare. Questo dubbio sui propri risultati lo accomuna ad Einstein e a Newton, il cui posto al Trinity College è stato occupato, non a caso, da Hawking in questi ultimi anni. Anche la famosa Teoria del Tutto, ossia un’espressione matematica che possa accogliere in sé, in modo unitario, tutti le leggi note della Fisica a tutte le scale, è rimasto un suo sogno irrealizzato.

D’altra parte è la stessa gravitazione che è, a voler minimizzare, bizzarra. La sua intensità normalizzata è incredibilmente assurdamente vergognosamente piccola rispetto a quella delle altre tre interazioni, eppure è la gravitazione che tiene saldamente in mano le redini dell’Universo intero, adesso come nel passato e nel futuro. Una Cenerentola supereroina. Le altre forze: forte, debole, elettromagnetica, appaiono solo come ‘accidenti’ locali, confinati nel tempo. O, almeno, questo è il quadro accettato al momento.

Trascuriamo, perché già tanto se ne è parlato, di dilungarsi sul paradosso di quella mente saldamente laica, dedicata alla comprensione delle caratteristiche di base dell’Universo nella sua evoluzione attraverso il tempo, imprigionata però in un piccolo corpo progressivamente non operativo. Ciò nonostante Hawking ha sempre cercato di vivere quanto più gli è stato possibile, perfino al limite, talvolta, della goliardia. L’apparenza è che avesse fatto sinceramente suo il pensiero di Vincenzo Cardarelli, certo pur senza conoscerlo: La vita io l’ho castigata vivendola.

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