Nobel per le Onde Gravitazionali: euforia al 51%

Il premio Nobel per la Fisica 2017 è stato assegnato a tre scienziati statunitensi: Rainer Weiss, tedesco di nascita, Barry Barish e Kip Thorne, per la loro ricerca nel campo delle Onde Gravitazionali (OG). Le OG sono increspature dello spazio-tempo prodotte dal moto o dalla distruzione di masse gravitazionali, ma sono talmente lievi (lievi è una esagerata sovrastima) che solo nel caso di corpi estremamente massicci, ossia i corpi celesti, si ha un effetto appena appena misurabile. Si tratta di una ricerca iniziata quarant’anni fa, sulla base delle previsioni teoriche della Relatività  Generale di Albert Einstein; poi gli approfondimenti teorici di Thorne, amico di vecchia data del fisico inglese Stephen Hawking, altro esperto di gravitazione, sulle sorgenti astrofisiche di OG, sono stati fondamentali per capire dove indirizzare la caccia e come interpretare i segnali provenienti dallo spazio. Infatti a poco serve una teoria fisica se poi difettano i risultati sperimentali. Ma per “ascoltare” le impercettibili OG occorre una strumentazione così sofisticata che per oltre mezzo secolo l’impresa era di fatto impossibile. Chi studiava queste ipotizzate OG non sapeva se e quando il futuro avrebbe offerto qualche possibilità  reale. La tecnologia, però, va sempre ‘oltre’, è questa una delle caratteristiche di questo secolo. Così nel 1984 negli Stati Uniti si è veramente dato inizio ad un progetto di rivelazione basata sul confronto di raggi laser, grazie anche a Rainer Weiss. LIGO: Laser Interferometer Gravitational waves Observatory. Se lo spazio-tempo è percorso da minuscoli fremiti, la luce laser di un laboratorio dedicato, un interferometro appunto, può rivelarlo. Certo, per piccole grandezze occorrono grandi misure e l’interferometro aveva appunto un’estensione di 4 km. Se poi i laboratori sono due, ancora meglio. Grandi ambizioni, grandi investimenti: per i due LIGO si partì con quasi 400 milioni di dollari, sotto la direzione di Barish. Dieci anni dopo nasceva, grazie a cifre confrontabili, anche il progetto italo-francese Virgo di 3 km, presso Pisa, coordinato con LIGO. ‘Virgo’ non è un acronimo, ma indica che l’orecchio di questa antenna può arrivare fino alle catastrofi stellari entro l’ammasso galattico della Vergine. Anche i fisici sperimentali impegnati per anni in questi laboratori non avevano idea se si trattava di un’utopia o se prima o poi avrebbero osservato qualcosa: si poteva solo sperarlo.

Il fatto è che per la Fisica più avanzata, ormai la Terra va troppo stretta. Il banco degli esperimenti sta nell’Universo profondo.

Nella mattina (in Italia) del 14 settembre 2015, giust’appunto un secolo dopo la Relatività  einsteiniana, si è sentito il Bang di due buchi neri che in pochi minuti si sono schiantati uno sull’altro, fondendosi in un unico oggetto, dopo essersi girati rapidamente attorno in spirale, forse per centinaia di milioni di anni. Due ex-stelle di 29 e 36 masse solari, a un miliardo e mezzo di chilometri. Wow! O meglio, l’hanno sentito i due LIGO, perché Virgo era spento per miglioramenti. E’ per questo che neppure una frazione di Nobel è arrivata in Europa? Nella motivazione, la commissione spiega che i tre vincitori lavorano nella collaborazione LIGO-Virgo, ma è l’unico riferimento all’interferometro in terra di Toscana. Qualcuno, per consolarsi, ricorda che tre è il numero massimo di destinatari per questo altissimo riconoscimento, mentre i padri di Virgo sono due: l’italiano Adalberto Giazzotto e il francese Alain Brillet. Il Nobel a 5 non è previsto. Vabbè, ma per chi, come me, ha lavorato per quindici anni nei laboratori di Virgo, questo toglie un 49% all’euforia. Il merito c’era.

Comunque adesso, dopo che i segnali positivi sono diventati addirittura tre, si può dire che è iniziata una nuova, formidabile, rivoluzionaria Astrofisica. Per questa l’entusiasmo è al 100%.

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