Storia dell’Italia fascista 1922-1943

Storia dell’Italia fascista 1922-1943

di Paolo Nello

Società Editrice Il Mulino

Il volume ripercorre a grandi linee il ventennio dell’Italia in nero (uomini, vicende, politiche, sommovimenti, tragedie), nell’immutata, anzi rinvigorita convinzione dell’autore – sulla scia di quanto asserito ormai molti anni fa da Angelo Tasca (Nascita e avvento del fascismo, Bari, Laterza, 1972 [1950], p. 553) – che definire il fascismo significhi innanzitutto scriverne la storia.

Il libro si apre con un sommario capitolo sul periodo antecedente la «Marcia su Roma» (I. L’antefatto: 1914-1922), necessariamente premesso per dar conto delle origini del fascismo e prender subito confidenza con la sua poliedrica e variabile, ancorché specifica, natura. Segue nel volume un capitolo dedicato al primo biennio, o poco più, di governo mussoliniano (II. Il «Che fare?» del fascismo: 1922-1925), fase, questa, ancora di passaggio sia per il fascismo sia per le sue sorti, in bilico tanto prima quanto dopo la «Marcia», con occasioni non sfruttate da chi avrebbe potuto e dovuto farlo per ottenere un epilogo diverso da quello poi materializzatosi.

I successivi dieci capitoli del volume esaminano: il pieno instaurarsi e consolidarsi della dittatura nella seconda metà degli anni Venti (III. La dittatura: 1925-1927 e IV. Il regime prende forma: 1927-1935); i caratteri via via assunti negli anni Trenta da un regime in programmata transizione dall’autoritarismo al totalitarismo (V. L’«uomo nuovo» e i giovani: 1927-1935 e VII. Verso un fascismo ulteriore: 1936-1940); modalità e livelli d’impatto delle politiche fasciste sulla società di allora, nonché natura, limiti, declino del consenso degli italiani (i precitati capp. IV, V, VII); il mito dell’«uomo nuovo» e i disegni di fascistizzazione integrale della gioventù e non solo (capp. V e VII); i rapporti con la Santa Sede fra Conciliazione e contrasti sull’Azione Cattolica e su altro (capp. IV, V, VII); l’evolversi della politica estera mussoliniana dagli esordi di governo alle guerre d’Etiopia e di Spagna (cap. VI. La politica estera dal «disarmo» all’impero: 1929-1936); l’Asse con Hitler e la politica razziale e antisemita (il precitato cap. VII e il cap. VIII. A braccetto con Hitler? 1936-1938); l’illusione della vittoria già in tasca e l’intervento nel secondo conflitto mondiale (cap. IX. La «storica fesseria» – l’espressione fu di Balbo – dell’intervento: 1938-1940); le sconfitte militari e l’agonia della dittatura certificata nella seduta del Gran consiglio del 24-25 luglio 1943 (capp. X. La vittoria che non c’è: 1940-1941, XI. Lo spettro della capitolazione: 1941-1943, XII. Il collasso del regime).

Nato in progetto con l’editore quale opera parzialmente agile, il volume si è ingrossato considerevolmente in corso di stesura. E ciò non solo per l’estrema complessità della materia, rivelatasi troppo riottosa a ridursi a una concisa brevitas tacitiana; ma anche per il timore crescente dell’autore che tentare di confinare in sintesi stringate le differenze, le variazioni, le pieghe presenti nel regime, oltreché le diversità, insieme alle affinità, con altri regimi, a cominciare naturalmente da quello nazionalsocialista, potesse risolversi in sbrigative forzature e in fuorvianti semplificazioni interpretative.

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