Nei giorni che non furono, il Nobel per il regno della non-Fisica

Nobel 2020 per la Fisica a Roger Penrose, University of Oxford; Reinhard Genzel, Max Planck Institute (equivalente al nostro CNR) Garching, e Andrea Ghez (in inglese il nome Andrea è femminile), University of California. Più esattamente un Nobel per l’Astrofisica, come vedremo.

Motivazione per il britannico: “per la scoperta che la formazione dei buchi neri è una solida previsione dovuta alla teoria generale della relatività”, e per gli altri due: “per la scoperta di un oggetto compatto supermassiccio al centro della nostra galassia”. Ossia un Buco Nero, in direzione della Costellazione del Sagittario, almeno per noi abitanti del Braccio di Orione, o meglio del Sistema Solare. Stime attuali danno a quest’oggetto una massa di circa 8 1036 kg, equivalenti, etto più etto meno, a 4 milioni di masse solari. Ma l’oggetto non è così enorme in dimensioni, come ci si aspetterebbe: anzi è confinato, si calcola, ad un volume che ha raggio metà di quello del Sistema Solare, se lo consideriamo fino a Plutone. Ossia un ottavo del volume di quello.

Il certificato anagrafico dei Buchi Neri (BN) contempla due discendenze alternative: quelli di origine stellare, ossia formatisi come stadio finale e definitivo della turbolenta vita di una stella gigante, giunta ormai all’esaurimento delle proprie risorse, e quelli galattici, posti appunto al centro di galassie e probabilmente originatisi insieme ad esse se non addirittura causa della loro formazione.

In ogni caso i BN sono i corpi celesti più bizzarri che mai siano stati concepiti da una mente scientifica: infatti sono composti da materia con massa molto più grande del Sole condensata in volumi incredibilmente piccoli. Anzi in base alle conoscenze attuali della Fisica Teorica, non esiste nessuna legge, nessuna forza o fenomeno che possa impedire il collasso di tutta questa ingente massa verso un volume nullo. Come direbbe Uncle Scrooge (1947, in Italia zio Paperone): fantastilioni di tonnellate in un volume zero. Ma l’intuizione fisica ci suggerisce che questo non possa essere possibile. E allora significa che la Fisica che conosciamo, quell’edificio potente che si è sviluppato dai tempi di Galileo, non è più valida su scale (distanze) estremamente piccole, e ci deve essere “qualcosa” (ma cosa??) che impedisce alle sconsiderate particelle elementari di assembrarsi insieme infinitamente vicine. L’interno di un BN ha dunque una Fisica propria, ed oltretutto è totalmente inconoscibile da noi poiché separato dal resto dell’Universo; ma è vero il non viceversa, poiché questo oggetto assorbe tutto dall’esterno, e questo tutto scompare per sempre dal nostro cosmo. Beh, forse Stephen Hawking avrebbe avuto qualcosa da obiettare, con la sua teoria sull’evaporazione dei BN, ma in generale avviene proprio così.

È inutile però parlarne più di tanto (almeno per adesso, fino a nuove scoperte) ed è meglio ricordarsi della settima ed ultima proposizione del grande “folle” (absit iniuria verbis) della Logica, Ludwig Wittgenstein, nel suo famoso e lucidissimo  “Tractatus Logico-philosophicus” (1921): «su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere».

Non gli dà mai retta abbastanza.

L’argomento BN è di quelli che si chiamano “di frontiera” per la loro attualità, ma il discorso su queste stelle degeneri (quando lo sono) viene da lontano. In prima approssimazione da un secolo fa, ossia dalla Teoria Generale della Relatività (e quindi il quarto vincitore del Nobel, in pectore, è Albert Einstein, ancora una volta) applicata ai modelli di Evoluzione Stellare, in particolare al fenomeno di Supernova. Ma la sua radice è molto più lontana nel tempo: la si deve ad un altro britannico, John Michell (1724-1793), fisico e geologo, che già nel 1783 aveva ipotizzato gli effetti auto-attrattivi della gravità di una stella di grande massa sulla luce irradiata dalla stella stessa. Preconizzando così l’esistenza dei BN, anche se non li chiamava con questo nome; ma il modello fu considerato poco più di un esercizio di fantasia e matematica e trascurato per oltre un secolo. Eppure i suoi contemporanei, che lo descrivevano come un ometto piccolo e grasso, affermavano anche che era lo scienziato più brillante dopo Newton. Infatti si era occupato anche di geofisica, ipotizzando l’esistenza delle onde sismiche. Si meriterebbe qualche grammo di medaglia Nobel anche lui.

L’assegnazione del Nobel per la Fisica è caduto proprio nei giorni soppressi dal Calendario cosiddetto Gregoriano (5-14 Ottobre 1582): i giorni che non furono, quelli di un lontano Ottobre brevissimo, e che costituirono una vera rivoluzione attesa da secoli. Interessante coincidenza.

Tuttavia parlare di BN in poche righe è un bello stress perché si lasciano in sospeso troppi argomenti, e si commettono coscientemente delle approssimazioni deplorevoli. Infatti nel testo sopra ci sono un paio di cose che faranno imbronciare qualche collega, ma lasciamo alla proverbiale acutezza dei nostri lettori l’individuarli e correggerli approfondendo in proprio. Chi non ne ha voglia (giustamente), si legga La mente nuova dell’Imperatore (1992) di Penrose, la figura di maggior rilievo tra i premiati, come scienziato e come studioso, e ne approfitti per approfondire la questione della Coscienza Quantistica e il modello Orch-Or, che abbiamo già avuto occasione, in passato, di incontrare…

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