Betelgeuse: mancano ormai poche migliaia di anni..

Solo la diffusa preoccupazione della epidemia virale cinese (E. Gallori, https://www.colombaria.it/rivistaonline/archives/1109), poteva distogliere l’attenzione dei media dall’andropausa di Betelgeuse, per luminosità decima stella del cielo tra le circa seimila visibili nei due emisferi, e seconda stella della Costellazione di Orione, il Cacciatore delle notti d’inverno. Menopausa invece, se si preferisce la fedeltà all’etimologia araba: “ascella di Colei che sta al centro”, forse per la sua collocazione sull’equatore. Del resto è femminile anche l’altra spalla: Bellatrix, la “donna guerriera”. Comunque sia, si tratta di una stella super gigante della costellazione del Gigante, tanto grande che, con il suo raggio 1000 volte il raggio del Sole, riempirebbe il Sistema Solare fino quasi all’orbita di Giove, inglobando tutto ciò che viene prima, come Mercurio o Marte, e soprattutto la Terra. Una stella così enorme ha un metabolismo estremamente vorace e travagliato, così non stupisce che la sua luminosità sia soggetta a fluttuazioni frequenti, sull’ordine di 5 o 6 anni, ma con extrasistole a frequenza quasi annuale. Ufficialmente se ne accorse per primo John Herschel nei primi decenni dell’800; ovvio, visto che si dedicò all’astronomia osservativa e alla compilazione di accurati cataloghi stellari, ma sembra che le sue pulsazioni non fossero sfuggite già agli aborigeni (https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/taja.12257). Alla fine dello scorso anno, il suo fulgore ha raggiunto uno dei minimi storici con una diminuzione del 30%, al di fuori dei normali cicli, tanto da sollevare dubbi nella comunità scientifica sul suo prossimo futuro. La costellazione è una delle meglio individuabili nella notte, e sembra che sia stato possibile accorgersene anche ad occhio nudo, data la brillantezza dell’astro. È una stella della categoria Gigante Rossa, giust’appunto, a bassa temperatura di superficie: si stima sia 3500 K, contro i 5700 K del Sole giallo-arancione. Questo dipende solo dalla sua sconfinata superficie. Un’altra notevole differenza con la nostra stella prossima è la sua vita: il Sole, con i suoi 4,5 miliardi di candeline circa, è verso la metà della sua esistenza, mentre Betelgeuse conta appena 8,5 milioni di anni. Una fantolina. Ma già negli spasmi dell’invecchiamento da progerie. Il fatto è che gestire in modo tranquillo una tale produzione di energia (si pensi che è luminosa 130000 volte il Sole) non riesce bene neppure alla quasi onnipotente Natura. Grande massa, grande auto-attrazione gravitazionale, grande ritmo di reazioni nucleari per bilanciarla ed evitare temporaneamente il collasso, ossia grande consumo del gas che forma la stella. E vita brevissima, di conseguenza. Queste stelle Supergiganti solitamente terminano la propria vita con un’esplosione: è il famoso, spettacolare processo di Supernova tipo II. Potrebbe essere questo il destino prossimo di Betelgeuse..

Visione antropocentrica: ‘prossimo’ in termini astronomici non significa lo stesso per gli uomini. Anche una ‘breve’ vita stellare di pochi milioni di anni, per concludersi richiede.. quanto? dipende.. diciamo intorno alle centinaia di migliaia di anni. Tanto per dare un’idea, è il delta temporale che ci separa dalla comparsa dell’Homo Sapiens, proiettato nel futuro. E poi la distanza: Betelgeuse si trova a 600 anni luce dalla Terra. Ossia la luce impiega 600 anni per giungere a noi, e dunque la stiamo osservando adesso come era all’inizio del Rinascimento. Quando esploderà (ammesso che, e forse non in relazione col presente affievolimento, e potrebbe essere già successo) l’onda d’urto viaggerà (ha viaggiato) per molte migliaia di anni ad un decimo della velocità della luce, prima di investire, estremamente debole, il Sistema Solare. Saranno ben altre, allora, le problematiche del nostro pianeta. Per adesso, se davvero si giungerà (si è già giunti, prima dell’invenzione della stampa di Gutenberg) all’autodistruzione, sarà una visione incredibile: un punto luminoso confrontabile col Sole e dunque visibile anche di giorno per alcuni mesi. Bene, i cinici astronomi stanno aspettando una supernova galattica dai tempi di Galileo. Ma meglio perdersi le prime ore dell’evento, perché probabilmente all’inizio saremo immersi in una tempesta elettromagnetica ad alta energia, ricca anche di flussi X, e tutti i sistemi elettronici andranno in tilt. Liberi, almeno per un breve tempo, dal dominio dei telefoni cellulari.

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