Premio Nobel per l’Economia 2019

L’Accademia svedese delle scienze ha assegnato il Premio Nobel per l’Economia per il 2019 a Abhijit Banerjee, Esther Duflo e Michael Kremer “per l’approccio sperimentale nella lotta alla povertà globale”. Banerjee e Duflo, marito e moglie, insegnano al Massachusetts Institute of Technology, mentre Kramer è docente ad Harvard. Duflo è la seconda donna a vincere il riconoscimento in questa categoria (la prima è stata Elinor Ostrom, che nel 2009 divise il premio con Oliver Williamson). Si tratta, ancora una volta, di economisti che fanno ricerca e insegnano in due prestigiose università degli Stati Uniti, ma due di essi sono nati ed hanno avuto la loro formazione altrove, Banerjee in India, Duflo in Francia.

La motivazione del premio è unica, perché comuni sono sia il campo di ricerca (l’Economia dello sviluppo, con particolare attenzione alle strategie per il superamento della povertà) sia il metodo utilizzato, ma anche perché i tre vincitori hanno svolto in collaborazione molte delle loro ricerche.

Quello affrontato dai tre economisti è uno dei più gravi problemi globali del mondo contemporaneo, quello della disuguaglianza, la cui manifestazione più drammatica è ancora, nonostante alcuni importanti risultati conseguiti negli ultimi venti anni, la povertà che affligge centinaia di milioni di persone nel mondo. I tre economisti hanno affrontato questo problema “sul campo”, prendendone atto e studiandolo nei luoghi e nelle realtà sociali dove si manifesta in tutta la sua drammaticità, e quindi – così si esprime la motivazione del conferimento del premio – suddividendo “questo problema in problemi più piccoli e più gestibili, come ad esempio gli interventi più efficaci per migliorare la salute dei bambini”. Il tutto con l’obiettivo di cercare un metodo adeguato per individuare le azioni più efficaci per risolvere ciascuno di questi problemi.

I tre economisti hanno ritenuto che questo metodo si concretizzasse in esperimenti dello stesso tipo di quelli già utilizzati dalle scienze fisiche o in medicina, tradizionalmente ritenuti di difficile se non impossibile applicazione alle scienze sociali: infatti, nel campo dell’economia gli esperimenti non sono compiuti in un laboratorio, ma coinvolgono individui del mondo reale che compiono scelte importanti nel loro ambiente di vita quotidiano.

La natura e le cause di alcune specifiche emergenze di povertà nonché l’efficacia di singole possibili azioni per contrastarle sono state analizzate mettendo a confronto campioni di popolazione cui l’azione era stata “somministrata” con quelli di campioni non sottoposti a quegli interventi. Per rendere significativo questo confronto è però necessario randomizzare i campioni, rendere cioè casuale l’assegnazione di un singolo soggetto considerato all’uno o all’altro gruppo. Le evidenti difficoltà di questo trasferimento di metodi sperimentali all’economia hanno reso necessario costruire metodi specifici di analisi sperimentale, metodi che hanno costituito una componente fondamentale delle motivazioni del premio, al di là degli importanti risultati ottenuti nelle applicazioni concrete.

L’importanza del sistema scolastico rispetto al ritardo nello sviluppo o alla sua promozione ha fatto sì che molte delle indagini dei tre studiosi in Paesi a basso livello di reddito si siano concentrate su di esso, con particolare riferimento ai programmi di insegnamento (spesso risultati non sufficientemente corrispondenti ai bisogni degli studenti). Sempre con riferimento alla formazione, sono stati oggetto di indagine anche l’assenteismo dei docenti e gli incentivi più opportuni per evitarlo (sono risultati preferibili contratti a breve termine rinnovabili in base ai risultati raggiunti). In scuole di zone agricole del Kenya occidentale si è indagato se fosse più conveniente utilizzare le (scarse) risorse disponibili per aumentare la dotazione di libri nelle scuole o per migliorare la qualità dell’alimentazione degli studenti. Per ottenere questa valutazione era necessario effettuare il confronto con riferimento a scuole che fossero, in media, uguali fra loro rispetto a tutte le altre caratteristiche, cosa che si è ottenuta casualizzando l’attribuzione di ciascuna scuola nel gruppo di quelle cui era attribuita una maggiore dotazione di libri oppure nel gruppo cui era distribuito un cibo migliore. Lo stesso tipo di metodologia fu utilizzato in scuole indiane per accertare l’importanza di insegnanti di sostegno.

Attraverso ricerche nel campo della salute, è emerso che persone a basso reddito sono estremamente reattive rispetto al costo delle cure sanitarie: questo risultato ha incentivato politiche di distribuzione gratuita di alcuni tipi di medicinali (vermifughi, nel caso specifico) la cui somministrazione si è rivelata di grande importanza anche nei risultati scolastici degli studenti.

Il fallimento di alcune azioni è risultato dipendere da scarsa razionalità nel comportamento dei soggetti, il che ha reso opportuno ricercare azioni che portino a comportamenti più razionali. Problemi di scarsa razionalità sono stati rilevati anche riguardo all’introduzione di innovazioni tecnologiche nell’attività produttiva.

Una componente significativa degli effetti delle azioni intraprese è data dagli effetti congiunti di azioni diverse, anche apparentemente indipendenti. Un importante risultato, dovuto a Kremer, segnala come l’effetto complessivo possa essere pregiudicato da errori commessi in una delle molte azioni congiunte, anche se essa appare di scarsa importanza. Questo risultato ha preso il nome di “o-ring theory”, (o-ring indica una “guarnizione ad anello”). All’origine di questa denominazione sta un evento tragico, il disastro dello Space Shuttle Challenger nel gennaio 1986: il difetto di una singola guarnizione è stato riconosciuto come la causa di quell’evento.

Come applicazione di questa teoria possono essere spiegati molti fenomeni rilevanti nella Economia dello sviluppo, come le grandi differenze salariali e di produttività tra paesi ricchi e paesi poveri, la diminuzione del peso della produzione agricola nel corso dello sviluppo o il fatto che la produzione familiare e le piccole imprese siano la forma dominante di organizzazione industriale nei paesi in via di sviluppo.

L’assegnazione di questo premio ha suscitato alcuni commenti significativi. Si è così osservato come (finalmente!) si sia premiata una ricerca economica volta a risolvere uno dei più gravi problemi del mondo, affrontandolo “sul campo”, con metodi sperimentali; e ciò in contrapposizione a ricerche fatte a tavolino, basate su modelli matematici molto complessi, dove l’eleganza matematica dei modelli appare fine a sé stessa, e non sembra scalfire i gravi problemi del mondo. Per non dire dei molti fallimenti registrati da tali modelli nei tentativi di fornire previsioni sull’andamento dell’economia, a breve, medio o lungo periodo. Sono commenti che confermano il non brillante giudizio fortemente presente oggi riguardo agli economisti, un giudizio che ha certamente molte giustificazioni.

Per questo, il segnale fornito da questa premiazione alla ricerca economica può essere accolto con favore; tuttavia con almeno due caveat. Intanto, nell’ultimo ventennio la ricerca economica ha fatto registrare cambiamenti significativi, che si sono avvertiti anche nelle scelte dell’Accademia per i premi Nobel di anni recenti (Thaler per l’economia comportamentale nel 2017; Nordhaus e Romer per l’inserimento del cambiamento climatico).

In secondo luogo, non è corretto considerare le ricerche dei premiati 2019 come radicalmente alternative a quelle più tradizionali di carattere generale, anche se queste hanno bisogno di essere ripensate e corrette. Agli strumenti tradizionali anche i tre Nobel 2019 hanno fatto ricorso nel loro lavoro.

In italiano Feltrinelli ha pubblicato nel 2012 L’economia dei poveri. Capire la vera natura della povertà per combatterla, di Esther Duflo e Ahbhijt Benerjee, e I numeri per agire. Una nuova strategia per sconfiggere la povertà, di Esther Duflo. È prevedibile che altri ne seguiranno a breve.

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