Alcune domande (e molte risposte) sui Buchi neri 2/2

Annuncio epocale, si diceva, o magari, parafrasando il rivoluzionario lavoro galileiano del 1610, si potrebbe scrivere: Uranus Nuncius, più che Sidereus, vista la profondità del cielo coinvolta. Del resto se la notizia dell’immagine del Buco Nero (BN) è comparsa perfino al centro della “front page” del serioso Financial Time dell’11 aprile, si ha la solida conferma che si è trattato di un evento davvero fondamentale. Adesso gli studi di approfondimento richiederanno mesi, se non anni, ed allora nel frattempo mettiamo un po’ di informazioni al contorno. Anche di tipo quantitativo, per fissare le idee e usando il metodo dialogico, che dal mondo classico in là, ha sempre funzionato bene.

Ma non si sapeva già dell’esistenza dei Buchi Neri?

Sì, come ente matematico dalla Teoria di Einstein del 1915, ed anzi come possibile oggetto celeste addirittura dal 1783, secondo un’intuizione del geologo inglese John Michell. Il modello di Einstein è stato poi verificato ed esteso da altri fisici teorici, in primis il suo contemporaneo e connazionale Karl Schwarzschild, fino a comprendere che esistono BN derivati dall’evoluzione di singole stelle massicce e BN enormi posti al centro di molte galassie. Due diverse tipologie, ed origine, per uno stesso stato “degenere” della materia. Per esempio il BN al centro della Via Lattea, la cui massa è stimata in 4 milioni di masse solari, è stato scoperto come sorgente radio compatta nel 1974 e confermato dal moto delle stelle intorno. Ma non osservato direttamente. La regione del cielo corrisponde alla costellazione del Sagittario, e quindi il nome della sorgente è Sgr A*. Ancora: la potente emissione energetica dal cuore di galassie remote, cosiddette galassie attive, viene spiegata solo ammettendo l’esistenza di un BN nel loro centro, e quindi, di nuovo, è una prova indiretta di tali corpi. Adesso, grazie all’Event Horizon Telescope, esiste la prova diretta.

In quale intervallo elettromagnetico è stato osservato e quanti dati si sono raccolti?

Le antenne distribuite nei 6 continenti hanno condotto osservazioni nelle onde millimetriche (1-2 mm), che corrispondono a frequenze radio di un paio di centinaia di GHz (Giga Hertz). Per confronto i nostri cellulari emettono / ricevono a frequenze intorno a 2-3 GHz. Tutti dati raccolti possono essere facilmente immagazzinati in una penna di memoria di 6 m3 di volume (notare che è ironico…).

Quanto è massiccio questo BN e dove si trova esattamente?

In un’altra galassia, lontana dalla nostra ben 55 milioni di anni-luce (un anno luce corrisponde ad una distanza di 9500 miliardi di chilometri) ossia, in altri termini, la luce mostrata da tutti i media nei giorni scorsi era partita quando i dinosauri sulla Terra si erano estinti da una decina di milioni di anni. Non moltissimo tempo fa, a pensarci bene, ed infatti M87, questo il nome della galassia nota anche come Virgo A, viene considerata una ‘vicina’ della Via Lattea. Del resto facciamo parte dello stesso ‘famiglione’ (ammasso) di galassie, che è l’Ammasso della Vergine, uno dei più grandi dell’Universo, ed è composto forse da 1500 o 2000 individui. Tutte galassie. Difficile contarle con precisione.

In quale parte di cielo è, questo affollato Ammasso della Vergine?

Sarebbe ora di studiarsi un po’ le costellazioni celesti, invece di fare queste domande. Consiglio da astronomo.

Differenza tra il BN di M87 e il ‘nostro’, cioè quello nel Sagittario?

Il BN della ‘foto’ ha una massa che è migliaia di volte quello nel Sagittario, quindi corrisponde a diversi miliardi di masse come quella del Sole. Si stima infatti che il volume che lo comprende abbia un diametro di un centinaio di miliardi di chilometri. Facendo sempre il solito confronto col nostro ambiente, ricordiamo che tutto il Sistema Solare ha un diametro di poco più di 10 miliardi di chilometri. Inoltre il ‘nostro’ BN è abbastanza tranquillo, perché non è molto alimentato da gas e polveri circostanti, mentre quello di M87 è chiaramente molto attivo.

https://citynews-today.stgy.ovh/~media/22902150300875/event-horizon-telescope.jpeg

Allora come mai l’immagine non mostra un anello luminoso uniforme?

È una delle cose da capire. Una prima spiegazione possibile è che ciò sia dovuto alla rotazione del BN, secondo la teoria sviluppata dal matematico neozelandese Kerr nel 1963. Ma, appunto, dopo l’inizio spettacolare, per gli astrofisici è ora di mettersi al lavoro sul serio per un po’ di tempo.

Lascia un commento