Nobel per l’economia 2021

Il premio assegnato dalla Banca di Svezia in memoria di Alfred Nobel (o, come è meglio conosciuto, il premio Nobel per l’economia) del 2021 è stato assegnato per metà al prof. David Card (Università di Berkeley) “per i suoi contributi empirici all’economia del lavoro” e per l’altra metà ai proff. Joshua D. Angrist (MIT) e Guido W. Imbens (Università di Stanford) “per i loro contributi metodologici all’analisi delle relazioni di causa ed effetto”.

Per capire e commentare la scelta della Banca di Svezia è utile guardare alle motivazioni dell’assegnazione più che ai curricula dei vincitori. Infatti, il premio non è tanto un riconoscimento alle persone, quanto ai campi di ricerca di cui i vincitori sono esimi rappresentanti. Il prosieguo dell’articolo si articola proprio in commenti alle motivazioni.

Il premio Nobel per l’economia del 2021 è stato innanzitutto un riconoscimento dell’importanza del mercato del lavoro, per la centralità di tale mercato nel sistema economico e per le particolarità del suo funzionamento. Troppo spesso, infatti, il lavoro è stato considerato un fattore produttivo al pari degli altri, a cui si applicano le usuali leggi della domanda e dell’offerta senza tenere in debita considerazione le determinanti sociali, culturali, istituzionali e politiche. Il lavoro di Card ha restituito uno status diverso e preminente al lavoro. I suoi studi hanno mostrato che l’aumento del salario minimo non porta necessariamente a un minor numero di posti di lavoro. Nel 1994, Card e Krueger presentano un’analisi empirica dell’aumento del salario minimo orario da 4,25 a 5,05 dollari avvenuto nel 1992 in New Jersey, concludendo che non vi è evidenza empirica che tale aumento del salario minimo abbia portato ad una riduzione dell’occupazione [1]. Card si è occupato di molti altri aspetti del mercato del lavoro. È da ricordare la sua ricerca sugli effetti dell’immigrazione negli Stati Uniti, che ha prodotto evidenza di come gli immigrati non abbiano danneggiato i nativi meno istruiti e di come la seconda generazione degli immigrati sia stata assimilata con successo in termini di livello di istruzione e salario [2]. Nel complesso, l’opera di Card ha messo in discussione con prove empiriche alcune delle opinioni consolidate nell’opinione pubblica, stimolando ulteriori indagini e plasmando il dibattito sulle politiche del lavoro.

Il Nobel dell’economia del 2021 ha premiato anche la metodologia degli esperimenti naturali. Gli studi empirici si dividono tradizionalmente tra quelli osservazionali e quelli sperimentali. In uno studio osservazionale, ci si limita a registrare la correlazione tra due variabili, senza pretesa di stabilire un rapporto di causa-effetto. In uno studio sperimentale, in particolar modo in uno studio controllato randomizzato (RCT), si procede con l’assegnazione casuale di soggetti tra il gruppo di trattamento e il gruppo di controllo, al primo dei quali viene somministrato un trattamento di cui si intende stabilire l’efficacia relativamente ad un controfattuale, che è fornito dal gruppo di controllo. L’assegnazione casuale è tesa ad ottenere omogeneità nei due gruppi, in modo da poter imputare al solo trattamento le differenze tra i gruppi relative alle variabili di interesse. Uno studio controllato randomizzato è il metodo più efficace per stabilire la causalità del trattamento nei confronti delle variabili di interesse, ma non sempre è possibile per motivi di fattibilità amministrativa, di costosità o di etica (come succede in alcuni esperimenti umani). In un esperimento naturale, la ripartizione dei soggetti tra il gruppo di trattamento e il gruppo di controllo è decisa da fattori che sono al di fuori del potere dello sperimentatore ma che – si può argomentare, e spetta allo sperimentatore farlo – riproducono un’assegnazione casuale. In definitiva, un esperimento naturale non è uno studio sperimentale, bensì uno studio osservazionale per il quale sussistono condizioni particolari per cui risulta possibile stabilire un rapporto di causa-effetto. Il lavoro di Angrist e Imbens ha contribuito a definire le fondamenta metodologiche di un corretto impiego degli esperimenti naturali. Nel 1991, Angrist e Krueger hanno stimato l’effetto di un più alto livello di istruzione sul reddito futuro, attraverso un esperimento naturale fornito dalla scuola dell’obbligo negli Stati Uniti, dove gli individui nati a inizio anno raggiungono prima l’età a cui possono abbandonare la scuola rispetto ai nati a fine anno, in quanto cominciano la scuola ad una età più avanzata [3]. È importante notare che la semplice correlazione tra istruzione e reddito non dimostra la causalità dell’istruzione sul reddito, in quanto le persone che scelgono di studiare per periodi più lunghi potrebbero avere caratteristiche, quali la determinazione o l’impegno, che aumentano poi anche i loro guadagni futuri. È del 1994 il contributo metodologico fondamentale di Angrist e Imbens, dove è fornita una formalizzazione matematica che ha permesso l’identificazione delle condizioni richieste per l’impiego di strumenti (le cosiddette variabili strumentali) volti alla correzione di distorsioni nelle stime degli effetti causali [4]. Ciò ha chiarito quale fosse l’ambito di applicazione corretto degli esperimenti naturali.

Il premio Nobel del 2021, infine, ha ribadito la centralità della ricerca empirica in economia. Alcune importanti domande, come quelle riguardanti il lavoro, possono e forse debbono trovare risposta nell’analisi dei dati. I tempi in cui l’economia era dominata da grandi teorie che offrivano visioni ideologicamente contrapposte appaiono più lontani. Rimane una disciplina alla ricerca di una identità come scienza da trovarsi nel rapporto con l’evidenza empirica, meglio se sperimentale (o quasi, come per gli esperimenti naturali).

Due osservazioni vengono a chiusura. La prima è che tutti i vincitori del Nobel per l’economia del 2021 lavorano presso università americane, a conferma del ruolo guida del Nord America negli studi di economia. La seconda riguarda la mancata assegnazione del Nobel ad Alan B. Krueger, co-autore di alcuni degli studi citati, che sarebbe stato con ogni probabilità tra i vincitori se non fosse deceduto nel 2019.

Leonardo Boncinelli, Università di Firenze

Riferimenti bibliografici

[1] Card, David; Krueger, Alan B. (1994). “Minimum Wages and Employment: A Case Study of the Fast-Food Industry in New Jersey and Pennsylvania”. American Economic Review. 84 (4): 772–793.

[2] Card, David (2005). “Is the New Immigration Really So Bad?”. Economic Journal.

115 (507): F300–F323.

[3] Angrist, Josua D.; Keueger Alan B. (1991). “Does Compulsory School Attendance Affect Schooling and Earnings?” Quarterly Journal of Economics. 106 (4): 979–1014.

[4] Imbens, Guido W.; Angrist, Joshua D. (1994). “Identification and Estimation of Local Average Treatment Effects”. Econometrica. 62 (2): 467-475.

 

 

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