Alla carriera, i Nobel 2019 per la (Astro-)Fisica

I Nobel (meritatissimi) per la Fisica 2019 sono stati assegnati nell’ambito dell’Astrofisica e non per una rivoluzionaria scoperta o un modello innovativo, ma per tutto il lavoro scientifico svolto dai vincitori del premio durante la loro passata vita accademica. Basta leggere le motivazioni del riconoscimento: ricerche di cosmologia e di astrofisica galattica per James Peebles (n. 1935), astronomo canadese naturalizzato statunitense dell’Università di Princeton (sì, quella di Albert Einstein, e Peebles difatti detiene proprio la cattedra Einstein), e ricerche sui pianeti al di fuori del Sistema Solare, per Michel Mayor (n. 1942) e per Didier Queloz (n. 1966), astronomi svizzeri dell’Università di Ginevra. Un po’ un misto di giustificazioni, dunque, su argomenti lontani tra loro e neppure connessi indirettamente. E poi, come si sarà notato, è significativa l’età degli scienziati (Queloz fa eccezione, per ovvi motivi che il lettore scoprirà facilmente da solo): le medaglie rappresentano uno sguardo verso il loro grande passato, e la continua curiosità che li ha caratterizzati, anche se naturalmente l’Accademia di Svezia ha sottolineato il loro contributo specifico di maggior rilievo. Con parole di grande lode: “Le loro scoperte hanno cambiato per sempre le nostre concezioni del mondo”.

Il lavoro qualificante per il primo astronomo è stata la predizione della radiazione cosmologica di fondo (ossia il residuo fossile a micro-onde a circa 3 gradi assoluti, generato dal Big Bang quasi 14 miliardi di anni fa), in seguito osservata davvero da Penzias e Wilson nel 1964 e sfociata nel loro Nobel del 1978. Parliamo di oltre mezzo secolo fa, e poi il premio sull’argomento era già stato dato. Da oltre 5 anni il satellite Planck dell’Agenzia Spaziale Europea sta mappando di nuovo con estrema precisione questo fondo quasi isotropo di calore (si fa per dire), e ha completato l’analisi solo parzialmente. Per i due svizzeri invece è stata determinante l’osservazione cinematica del primo pianeta extra-solare, o esopianeta, a 48 anni-luce di distanza, in orbita stretta attorno ad una stella di tipo solare nella Costellazione Pegaso. Lo annunciarono proprio qui a Firenze, al 9° Convegno sulle stelle fredde, nell’ottobre 1995, tra lo scetticismo degli astanti. Pianeti non solari? Ma siamo sicuri? Quasi 25 anni fa, e ad oggi gli eso-pianeti confermati sono oltre 4 mila. In rapida crescita.

Può bastare: in questi giorni sui media è facile trovare tutti i dettagli scientifici che non possono trovare spazio in questa newsletter.

Dunque non solo gli Oscar possono essere conferiti alla carriera, ma anche i Nobel.

Perché no, in fondo?

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